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venerdì 24 aprile 2015

Come caschi, caschi male (o in mare)





Il problema dell'immigrazione dal Nord Africa è figlio legittimo (diretta conseguenza) delle scelte neocolonialiste dell'Onu, delle multinazionali, di un po' tutti i Paesi industrializzati e di quelli emergenti. Le guerre fatte, quelle fatte fare o foraggiate di denaro o armi in quella zona del mondo hanno dato origine a sofferenze e migrazioni, fughe da morte certa e cruenta. Questo tipo di politica, aggressiva e coloniale, ha derubato le popolazioni africane e mediorientali privandole delle proprie materie prime o sventrando interi territori, non ha migliorato la situazione economica dei cittadini europei concentrando le enormi ricchezze in poche mani, ha ucciso tantissima gente ne ha mutilati altri e reso ancor più poveri milioni e milioni di esseri umani, creato seri grattacapi ai Paesi del Mediterraneo, preparato terreno fertile per il terrorismo internazionale e la propaganda dell'ISIS favorendo la sua campagna di reclutamento. Anni di presunto contrasto al Terrore e di azioni di Polizia Internazionale hanno mostrato il vero volto della Guerra e della violenza: la spoliazione dei più elementari diritti umani. In qualunque modo pensiamo di uscirne non lo faremo senza pagare un alto costo di vite umane. Da una parte ci sarà l'ISIS o qualunque organizzazione criminale che intenderà usare il naturale malcontento di una fetta di popolazione mondiale che è stanca di sentirsi oppressa senza aver la possibilità di reagire. Dall'altra ci sarà un'invasione incontrollabile che comporterà altri tipi di pericoli, problemi e insoddisfazione. In qualunque modo si cascherà, si cascherà male. E sarà anche un po' colpa nostra. La lezione storica di due guerre mondiali ravvicinate nel tempo, tra gli stessi avversari e per i medesimi motivi, non è stata sufficiente ad impedirci di commettere gli stessi errori del passato. Anzi, li abbiamo migliorati...

sabato 11 aprile 2015

I mangiapeccati





Reso noto ai più dalla Marvel Comics nel fumetto di Spider Man, il "Mangiapeccati", in alcune culture, rappresenta una vera e propria leggenda. Si narra che quando muoia una persona, il suo corpo venga ricoperto di frutti e altri generi commestibili. Il cibo è un'icona, un simbolo, e rappresenta i peccati commessi dal defunto. Un membro della comunità, il Mangiapeccati appunto, si occupa di consumare gli alimenti, mondando così l' anima del caro estinto. Partendo dal presupposto che i contribuenti italiani sono tutti ladri, Equitalia e l'Ufficio delle Entrate si comportano proprio così, epurando il corpo di ogni cittadino di tutte le tentazioni e proprietà terrene che possono corrompere le sue carni. Il frutto dell'Albero della conoscenza, incautamente divorato da Adamo ed Eva, da cui risale il nostro peccato originale, va restituito con abbondanti interessi. L'infrazione commessa nel disobbedire al divieto impostoci da Dio deve essere punita severamente e i “Mangiapeccati” occupano un ruolo importante per la nostra vita corporea e spirituale. Sì, è vero, alcuni uomini sembrano non conoscere l'ira funesta del castigo divino e parrebbe che possano compiere ogni sorta di delitti restandone impuniti ma questa storia nasce da un semplice errore di fondo. Per commettere un peccato occorre che ci sia la volontà di farlo e chi esce indenne dal giudizio della colpa è solo perché ha fatto degli sbagli sì... ma “a sua insaputa”.