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mercoledì 14 maggio 2014

Ritratti di due scrittori torinesi appassionati di fantascienza Davide Ghezzo, Claudio Calzoni e i loro mondi fantastici




Nell’ambito del panorama letterario torinese del sottobosco poetico e narrativo della città subalpina, vogliamo segnalare ai lettori de Il Monviso, due autori particolarmente interessanti, che si muovono entrambi nell’ambito della letteratura fantastica e fantascientifica, vale a dire Davide Ghezzo e Claudio Calzoni, due autori che sono legati tra loro anche da una profonda e antica amicizia.
Davide Ghezzo è nato a Torino nel 1959. Docente di materie letterarie e di latino nei licei torinesi, è sposato, ha due figli ed è un appassionato da letteratura fantastica e fantascienza. I suoi libri più recenti sono “After Wells” (un bel saggio sulla fantascienza novecentesca) e “Il tempo del serpente”, un avvincente “antiromanzo” ambientato a Torino. Entrambi i libri sono pubblicati dalle Edizioni della Vigna (Milano). Ma Ghezzo si è cimentato anche con la poesia, pubblicando il volumetto “La colpa di Psiche”, nonché saggi come “Eroi in diacronia”, pubblicato dalle Edizioni Ippogrifo, di Luigi Di Cesare, oppure “Dei padri fondatori”, pubblicato da Elara Edizioni, con il quale ha ricevuto il Premio Italia 2010 per la saggistica. Davide Ghezzo è un uomo colto, di piacevole conversazione, uno scrittore che ama molto ritagliarsi degli spazi di solitudine per fantasticare e dare vita a saggi e racconti in cui, spaziando dal fantastico alla fantascienza, infonde vita sulla carta ai propri mondi interiori.
Claudio Calzoni, anch’egli nato nel 1959, dopo aver frequentato Lettere all’Università, si è dedicato al commercio e lavora con i genitori nell’esercizio commerciale di famiglia. Sposato, anch’egli ha prole ed è amicissimo di Davide Ghezzo, sin dai tempi delle scuole elementari. Con Davide condivide la passione per la fantascienza e la letteratura fantastica. Nei ritagli di tempo sottratti al lavoro, scrive poesie e racconti, nei quali, gli elementi fantastici si amalgamano con toni apocalittici e vicende legate alla magia e all’esoterismo. L’ultimo libro pubblicato da Calzoni è la raccolta di racconti fantastici “Magie oscure”, edita dalle Edizioni Hogwords (Pinerolo), libro che contiene anche un poemetto apocalittico intitolato “Millenium”. Tra le altre sue opere, la raccolta di poesie “Dannati e altre storie”, pubblicato da Rangoni nel 1997, il romanzo fantastico “Il Re Malato” (edito dalle Edizioni Ippogrifo, nel 1999). Sempre per Ippogrifo, insieme agli amici Ghezzo e Luigi Di Cesare, ha pubblicato il volume “I tre tempi della profezia”, che contiene tre romanzi brevi: “La forza del delirio” di Di Cesare, “Il dio delle talpe” di Ghezzo e “La traccia del fuoco”, per l’appunto, di Calzoni. Calzoni è uno scrittore gioviale e simpatico, molto caloroso, con il quale fa piacere condividere momenti conviviali. Per chi volesse mettersi in contatto con loro o richiedere i loro libri, eccovi le rispettive e-mail:

Fabrizio Legger

martedì 13 maggio 2014

Giorgio Alessandro Bonnin: un grande poeta




Con la scomparsa di Giorgio Alessandro Bonnin, all’età di soli 65 anni, Pinerolo perde un poeta autentico. Appassionato di bocce, lingua e cultura piemontese, politica (fu segretario della Sezione locale di un noto partito politico delle Valli Chisone e Germanasca), Giorgio Bonnin, per me e per molti altri amici poeti del Pinerolese, fu soprattutto un vero poeta. Sentirlo leggere le sue poesie, garbate ma ironiche, con quella sua voce dal timbro inconfondibile, era per noi un immenso piacere: sia che leggesse versi in lingua italiana, sia in lingua piemontese. Sapeva scorgere il lato comico delle cose, ma anche creare immagini di intensa bellezza: le sue poesie erano sciolte, scorrevoli, piene di sentimento e di tanta ironia. Giorgio partecipava alle attività del Gruppo Letterario Arci e ai concorsi di poesia non solo del pinerolese, ma di tutta Italia. I sui contati via internet con poeti e poetesse di ogni parte della penisola, erano numerosissimi. Ci mancherai molto, caro Giorgio, ma noi poeti abbia vivissima la speranza di ritrovarsi tutti in quel mondo spirituale che cantiamo sovente nei nostri versi, perciò, caro amico poeta, non ti saluto con un addio, ma con un intenso e caloroso “arrivederci”!

Fabrizio Legger